Alieni nel giardino

Il movimento e la ricerca di nuovi spazi sono caratteristiche proprie in ogni specie vivente, dall’uomo alle alghe. Ognuno è alla costante ricerca di nuovi territori da conoscere ed occupare, anche se con tempi diversi. Questo ha portato, nel corso dei secoli, ad avere un continuo movimento di specie da una lato all’altro del pianeta. Oggi ci sembra strana l’idea di vedere un ippopotamo in pianura Padana, un elefante in Canada o un mollusco marino sugli Appennini. Eppure un tempo era la normalità, quando il clima e la geografia del pianeta erano diversi.

Oggi il discorso si fa più complicato perché se è vero che un tempo questi spostamenti avvenivano naturalmente (qui inteso come spinta intrinseca di una specie a espandere il proprio territorio sulla base di diversi stimoli, anche ambientali) e in tempi più o meno lunghi, le cose sono cambiate da qualche millennio a questa parte. Non appena la specie umana ha iniziato a migrare per il globo, circa 200 mila anni fa, ha subito lasciato un’impronta profonda sulla distribuzione delle altre specie viventi.

Ice_age_fauna_of_northern_Spain_-_Mauricio_AntónInizialmente c’era la caccia e questo ha portato alla diminuzione e spesso alla scomparsa di grandi mammiferi come il megalocero (il cervo gigante) o il più famoso mammut lanoso (anche se qui c’è il grosso contributo del cambiamento climatico che interessò l’Olocene) e tutta una serie di altre specie appartenenti principalmente alla megafauna. Poi l’uomo iniziò a coltivare e ad allevare e qui ci addentriamo per la prima volta nel concetto di alloctono.

Una specie alloctona è una specie introdotta in un ambiente diverso dal proprio areale. In questo caso, è necessario l’intervento (volontario o meno) dell’uomo, perché se un giorno un gruppo di canguri riuscisse a raggiungere l’Italia e qui si stabilisse, allora non sarebbe considerata una specie alloctona, lo sarebbe solo se introdotta dall’uomo (parliamo di immissione in natura di specie straniere, quindi si escludono i giardini zoologici). Beh, in realtà non si tratta di canguri, ma in Italia ci sono degli wallaby alloctoni purtroppo.

A causa dell’agricoltura e dell’allevamento, gli umani necessitano di portare con sé in ogni spostamento semi e animali e pertanto li introducono in un luogo nuovo ogni volta che si spostano. Non a caso, le piante e gli animali strettamente legati alla storia di Homo sapiens sono quelli più diffusi nel mondo: grano, mais, bovini, gatti, cani, ecc. Oggi le specie domestiche sono diffuse globalmente e non ci risulta strano vedere una capra o un cavallo quando passeggiamo in campagna (eppure sono entrambe specie originariamente asiatiche). Per quanto possa sembrare strano, siamo anche abituati alla presenza di specie notoriamente alloctone come il visone americano o la nutria e forse ci stupiamo solo di vedere un’ara scappata da qualche casa vagare tra i palazzi della città.

Negli ultimi secoli, è nato il commercio e questo ha dato un forte contributo all’introduzione di specie alloctone. Oggi c’è un numero infinito di specie commercializzate con il fine principale di venderle come piante o animali da compagnia. Basterebbe fare un giro in un negozio di animali mediamente fornito per accorgersi dell’enorme quantità di specie che vengono importate ogni giorno nel nostro Paese (e non siamo neppure quelli messi peggio, i Paesi Bassi, che sono il maggior centro di commercio per quanto riguarda l’importazione e la distribuzione di animali in Europa, presentano 49 specie aliene per un’area di soli 7510 Km2).

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Cosa provoca la presenza di un animale alloctono? Se una specie aliena si insedia i problemi maggiori sono il danno economico e la perdita in biodiversità. Una specie non autoctona rilasciata nell’ambiente sarà quasi sempre una concausa dell’estinzione di almeno una specie nativa. L’impatto economico riguarda principalmente i danni all’agricoltura o all’allevamento ad esempio, o a strutture antropiche. Esiste però anche la probabile introduzione di patogeni all’interno del nuovo ambiente (è una delle cause principali del successo delle specie aliene) che possono colpire qualsiasi essere vivente compatibile con la malattia.

La maggior parte di noi ha ospitato almeno una volta nella sua vita uno di questi animali (anche semplicemente un canarino, la forma domestica del canarino Atlantico, originario delle Canarie oppure un Carassio, originario dell’Asia) e fin qui non c’è nulla di male, il problema nasce dall’errata gestione di questi animali. Passiamo ora a fare qualche pratico esempio, più o meno noto.

e44a6f32e15cb53ee479b2697e759e2e_XLTrachemys scripta

Questo è forse il caso più conosciuto in assoluto, quello della tartaruga dalle orecchie rosse (o gialle). Si tratta di tartarughe d’acqua dolce (già che ci sono, ricordo che la differenza tra tartaruga e testuggine non ha alcuna valenza scientifica) che venivano – dal 2018 è diventata illegale la loro vendita, detenzione, cessione, riproduzione o il loro allevamento – vendute quando, ancora cucciole come quasi tutti gli animali in vendita, misuravano pochi centimetri. Mancando una certa cultura dell’informazione, spesso venivano acquistate per far felice un bambino o perché sono piccole e carine. Poco importava che l’acquirente non sapesse che oltre a raggiungere una dimensione che va da circa 14 cm a quasi 30 cm, sono animali longevi e che possono raggiungere anche i 40 anni di vita. Non addentriamoci poi in tutte le dinamiche comportamentali che caratterizzano i rettili (le tartarughe sporcano molto e soprattutto mordono!). Per tutta questa serie di eventi, molte persone hanno inconsciamente rilasciato nell’ambiente le loro tartarughe una volta cresciute e questo ha creato una catastrofe, in particolare è stata una delle cause della drastica diminuzione del numero di esemplari di tartaruga palustre europea (Emys orbicularis in Italia), senza considerare le ripercussioni che l’immissione in ambiente di questa specie ha avuto su anfibi, pesci, crostacei e uccelli acquatici.

Cosa fare: esiste un piano Italiano per la gestione di queste tartarughe immesse nell’ambiente, il piano ha l’obiettivo di limitare i danni che provocano e qui è presente un documento che riguarda la gestione di questo animale in Lombardia. Per chi possiede una di queste tartarughe e non la può più tenere, esistono degli appositi centri di raccolta, ricordate però che la cosa più saggia da fare quando si adotta/acquista un nuovo animale è sempre quella di informarsi prima (non dal negoziante) in modo da non trovarsi impreparati.

downloadMyocastor coypus e Neovison vison

Sia la nutria (castorino) che il visone americano sono arrivati in Europa a causa degli allevamenti intensivi per la produzione di pellicce. Con il calo della vendita delle pellicce, molti allevamenti fallirono e purtroppo vennero liberati alcuni esemplari. Sembra quasi un controsenso, ma spesso è accaduto che gruppi autoidentificati come animalisti abbiano contribuito alla liberazione di questi animali (questo fino a non molto tempo fa, è accaduto per dei visoni nel 2018) e questo ha provocato il repentino calo nella presenza di alcune specie europee nelle zone interessate. In primis, il visone europeo e la lontra contro i quali il visone americano si è rivelato un competitore migliore, ma anche molti uccelli in quanto entrambe le specie si nutrono anche di uova. Per quanto riguarda la nutria, invece, questa si è espansa rapidamente in tutta la pianura Padana e in molte altre zone dell’Italia e sta creando danni ecologici ed economici inestimabili. Non a caso rientra tra le 100 specie invasive più dannose al mondo. Piano di gestione della nutria.

download (1)Zanzara tigre, Punteruolo rosso della palma, Dorifora della patata

Tre insetti ormai molto comuni in Italia sono in realtà originari di tutt’altre zone. La zanzara tigre è originaria del sud-est asiatico e grazie ai commerci dell’uomo, ha raggiunto l’Europa, l’America e alcune zone dell’Africa. Come insetto non è pericoloso, se non fosse che è vettore di numerosi parassiti: nematodi Dinofilaria, virus Zika, virus della febbre gialla e altri. Il punteruolo rosso, invece, non è pericoloso per l’uomo (in alcune zone della melanesia, da cui proviene, viene anche mangiato), ma è infestante e dannoso per le palme e causa un grande danno economico anche perché una volta che la palma è infestata, è molto difficile risolvere il problema. La dorifora è un coleottero originario del nord America e ha raggiunto l’Asia e l’Europa verso la metà del ‘900. Infesta la famiglia delle Solanacee (patate, peperoni, pomodori, melanzane, tabacco, peperoncino, ecc.) uccidendo un gran numero di queste piante e causando ingenti danni economici.

Robinia_pseudoacacia_06_800xRobinia pseudoacacia e Ambrosia artemisiifolia

Sono due specie vegetali nordamericane invasive in Italia. Nel caso della Robinia, questa va a sostituire molte specie autoctone nel nostro ambiente (come i pioppi), mentre l’Ambrosia è conosciuta per essere un potente allergene. In entrambi i casi, esistono dei progetti per la gestione e il contenimento delle due piante. È interessante segnalare che queste piante possono anche essere viste come una risorsa e possono essere studiate per capire se al loro interno esistono composti utilizzabili ad esempio nella cosmetica o nella medicina.

caulerpa-taxifoliaCaulerpa taxifolia ed Elodea

Si trattano di un’alga marina e di una pianta d’acqua dolce che sono stati introdotti nelle zone a causa degli acquari. Così come quasi tutto quello che viene messo nell’acquario dalle persone, prima o poi viene riversato in ambiente e queste due specie sono diventate altamente invasive. Competono con specie autoctone, si riproducono velocemente, causano squilibri nutrizionali all’interno dell’ecosistema e oscurano la superficie dell’acqua inibendo quindi la crescita di altre specie che mancano di nutrienti e risultano soffocate. Descrizione e protocollo Elodea.

ristorante_carne_scoiattolo_grigio_03145549Scoiattolo grigio

Lo scoiattolo grigio è americano, viene dal lato ovest dell’America del nord e qui in Italia si trova proprio bene. Compete magnificamente con il più timido scoiattolo rosso autoctono (è più abile nel cercare cibo e trasporta anche qualche bel virus che uccide lo scoiattolo rosso) e si riproduce molto di più. Questo lo ha reso la principale causa della diminuzione di scoiattoli rossi in Europa. L’invasione di questo scoiattolo è incomprensibile dato che quando i primi esemplari sono stati avvistati in Italia, si sapeva benissimo quali danni era in grado di fare (oltre alla competizione con lo scoiattolo rosso, causa danni economici rosicchiando cavi, nutrendosi dei frutti delle piante coltivate e decorticando gli alberi) perché poco tempo prima, la sua introduzione nel Regno Unito è stato un grande monito. Oggi esistono solo poche comunità di scoiattolo rosso in Scozia, nel resto dell’isola lo scoiattolo rosso è estinto. Fino al 1997, quando il primo piano di eradicazione dell’animale era stato messo a punto, era ancora possibile risolvere il problema, ma a monito di come la politica e le associazioni mal informate non dovrebbero mai avere voce in capitolo per quanto riguarda le cose che non gli competono: il progetto è stato sospeso dalla magistratura. Per questo, oggi lo scoiattolo rosso è sempre più confinato e minacciato, mentre lo scoiattolo grigio si espande in Europa e non può più essere completamente eradicato. Oggi vengono fatti degli interventi di eradicazione e sterilizzazione, ma la cattiva gestione della questione nei tempi passati probabilmente causerà l’estinzione dello scoiattolo rosso in Italia, esattamente come sta accadendo nel Regno Unito. Tutto questo, solo perché lo scoiattolo è un animaletto carino e peloso quindi non importa se altri animali si estingueranno, non è mica una zanzara o un punteruolo rosso!

North-American-bullfrog1Rana toro e Xenopo liscio

La prima è Americana e la seconda Africana, ma in entrambi i casi si tratta di anfibi alloctoni in Italia. La rana toro è stata introdotta in Europa a scopo alimentare, mentre Xenopus è un organismo largamente usato nell’ambito della ricerca scientifica. Sono animali generalisti e molto voraci pertanto non solo competono molto bene con la maggior parte degli altri anfibi, ma mettono in pericolo gli animali di cui si nutrono perché si trovano sottoposti ad una forte predazione che perturba la catena alimentare. Si nutrono di qualsiasi cosa abbia le dimensioni adatte ad essere mangiata: pesci, crostacei, insetti, anfibi, rettili, uova, uccelli e mammiferi.

Per concludere (e poiché il problema maggiore al giorno d’oggi è dato dall’acquisto e il rilascio soprattutto di animali) se avete intenzione di adottare/acquistare un animale, dovete essere preventivamente informati. Non prendete mai un animale che non conoscete, per quanto carino possa sembrarvi, probabilmente diventerà un problema e non sarete più in grado di prendervene cura (o non ne avrete voglia). Occuparsi di un essere vivente richiede tempo e soldi e se non siete disposti a fornire le adeguate e necessarie cure, non prendete un animale. Neppure una pianta. Liberare un essere vivente nell’ambiente può avere diverse conseguenze. Nel migliore dei casi, l’animale cresciuto in cattività non sarà in grado di sopravvivere e morirà presto, nel peggiore dei casi diventerà invasivo e creerà i danni citati precedentemente. Non informatevi mai dal negoziante, ma cercate informazioni sui libri e facendo domande a persone competenti. Se avete un animale di cui non potete più occuparvi, cercategli una nuova casa (esistono dei centri di raccolta per molte specie commercializzate, altre volte è possibile cedere l’animale a privati o negozi) e in futuro approcciatevi alla convivenza con un altro essere vivente con la giusta consapevolezza.

Ulteriori letture:
Biodiversity Information System for Europe – Invasive species
Guadagnino, 2015 – Caulerpa taxifolia, il cancro del Mediterraneo
Wauters – Corso di Formazione sulle tecniche di rimozione degli Sciuridi alloctoni in Lombardia
Turbelin et al., 2017 – Mapping the global state of invasive alien species: patterns of invasion and policy responses
Natura 2000, Dic 2008 – Specie alloctone invasive
Natura e biodiversità Mag 2009 – Specie alloctone invasive
European Commission on Environment – Invasive Alien Species

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