Di nani e giganti

Esiste un particolare insieme di fenomeni che riguardano gli animali che vivono sulle isole. Questi sono raggruppati sotto il nome di “sindrome insulare” e una delle caratteristiche più conosciute riguarda la variazione nelle dimensioni corporee. È la regola di Foster1, secondo cui i membri di una specie diventano più piccoli o più grandi in base alle risorse disponibili nell’ambiente.  In particolare, Foster si accorse che le specie che sul continente presentavano maggiori dimensioni, tendevano a diminuirle sulle isole a causa delle risorse limitate, al contrario, le specie che sul continente avevano dimensioni modeste, potevano aumentarle sulle isole a causa dell’assenza di competitori e predatori. Effettivamente esistono molti esempi di questo e, come vedremo, non solo sulle isole.

Scheletro di elefante nano rivenuto a Creta

L’esempio più famoso di nanismo insulare lo ritroviamo proprio nel Mediterraneo, su isole come Creta, Sicilia, Sardegna e Cipro. Si tratta dei famosi elefanti nani, i cui scheletri sono stati ritrovati a partire dal 1800. Bisogna dire innanzitutto, che nel corso del tempo si sono distinti tre generi di elefanti: Loxodonta, Elephas e Mammuthus. Al giorno d’oggi, i rappresentanti del genere Mammuthus sono completamente estinti, restano invece in Africa gli appartenenti al genere Loxodonta e in Asia gli Elephas. Durante il Pliocene (5.3-2.6 milioni di anni fa) gli elefanti hanno avuto la possibilità di migrare verso nord grazie all’abbassamento delle temperature che ha portato a una glaciazione. In corrispondenza di una glaciazione, l’acqua viene trattenuta nel ghiaccio, pertanto il livello del mare si è abbassato e si sono creati vari collegamenti tra le isole e le terre affacciate sul Mediterraneo. In questo modo, gli appartenenti al genere Elephas e Mammuthus si sono potuti disperdere in Europa, Asia e il secondo anche in America. Nelle isole del Mediterraneo (il nanismo dei pachidermi non è però un fatto esclusivo di questa zona, sono stati rinvenuti fossili anche in isole di Indonesia, Malesia, California e Siberia) si sono sviluppate molte specie endemiche che nel corso del tempo sono appunto andate incontro a nanismo. Anche per gli ippopotami sono stati fatti ritrovamenti simili.

Varanus komodoensis

Dalla parte opposta ci sono i casi di gigantismo, il cui più noto è sicuramente quello del drago di Komodo che non è altro che un varano che è stato in grado di raggiungere anche i tre metri di lunghezza. Le altre specie di questo genere hanno dimensioni che si aggirano in media intorno al metro e mezzo di lunghezza. Altri esempi famosi di gigantismo possono essere le tartarughe giganti delle Seychelles e delle Galapagos oppure anche alcuni animali marini abissali. Mi riferisco ad esempio al famoso calamaro colossale o all’isopode Bathynomus giganteus. I pesci abissali invece tendono in generale a ridurre le proprie dimensioni.

Cosa ha fatto sì che questi animali cambiassero le proprie dimensioni? Precisiamo innanzitutto che non stiamo parlando di una regola ferrea, un animale che subisce una modifica della propria taglia in un certo senso su un’isola, non presenterà necessariamente la stessa caratteristica su tutte le isole in cui vive. Stiamo parlando di adattamento, pertanto tutto dipende dalle caratteristiche ecologiche dell’isola in questione. Una specie presente sul continente con grandi dimensioni, tenderà a ridurre la propria taglia corporea qualora questo fosse utile alla sua sopravvivenza e quindi, ad esempio, in presenza di scarse risorse di cibo e mancanza di grossi predatori. Dall’altra parte, le specie di piccole dimensioni che aumentano la propria taglia nel corso del tempo aumentano le probabilità di sopravvivenza perché, banalmente, più sei grosso e più prede hai a disposizione. Quindi, in assenza di feroci predatori e in presenza di cibo, aumentare la propria taglia non più far altro che aumentare la propria speranza di vita.

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1=Evolution of mammals on islands J. B. Foster – Nature, 18 April 1964 https://www.nature.com/articles/202234a0

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